Il Chiostro dei Piceni, nel complesso seicentesco del Pio Sodalizio, ha accolto la terza edizione del Marche Food & Wine Tasting. Produttori e appassionati si sono incontrati intorno a calici e racconti, creando un dialogo che è stato molto più di una semplice degustazione.
Tra i protagonisti, il birrificio agricolo Sancti Benedicti ha portato la freschezza di una filiera completa: orzo coltivato nei propri campi, maltato e trasformato in birra con metodo artigianale. Il loro cavallo di battaglia, la “Janula”, premiata a livello nazionale, ha saputo combinare semplicità e carattere, con note di cereali e fiori di campo che raccontano l’autenticità di un progetto radicato nella terra.
Parlando di dolcezza invece, è arrivata la voce della Pasticceria Savarese, storica realtà romana di origine napoletana, attiva dal 1957 e riconosciuta come Bottega Storica. I suoi babà, le sfogliatelle e i dolci della tradizione hanno incontrato i calici marchigiani in abbinamenti sorprendenti, capaci di esaltare i contrasti: la ricchezza del burro e la freschezza minerale di un Verdicchio si sono rincorsi come in un piccolo esperimento di armonia.
Se la birra e i dolci hanno dato il tono, a colpire il cuore dei presenti è stata l’Anisetta Rosati, storico distillato ascolano la cui ricetta risale all’Ottocento, quando il farmacista Umberto Rosati ne mise a punto la formula segreta. Un liquore limpido e cristallino, che sprigiona la fragranza dell’anice verde di Castignano, presidio Slow Food, insieme a note erbacee e mediterranee. Un sorso che ha il potere di riportare immediatamente al passato, e allo stesso tempo di restituire freschezza e pulizia al palato.
Accanto, il Minicaseificio Costanzo ha dimostrato che la mozzarella di bufala, quando è fatta con maestria, è molto più di un latticino: premiata dal Gambero Rosso nel 2023, al taglio ha sprigionato latte e profumi di pascolo, trovando un abbinamento raffinato con un rosato marchigiano servito in degustazione.
Il comparto vitivinicolo ha poi dato il meglio di sé. La Tenuta Piano di Rustano ha presentato un Verdicchio di Matelica verticale e minerale, dal naso di fiori bianchi e agrumi e dal sorso teso e sapido, perfetto per restituire la nobiltà di questo vitigno. Valle Marina ha proposto i suoi Pecorino e Passerina, bianchi freschi e strutturati, che confermano la rinascita dei vitigni autoctoni marchigiani: il Pecorino, in particolare, ha colpito per l’aroma fruttato e il finale persistente. Infine, Casata Mergé, con i suoi rossi intensi e vellutati, ha portato in degustazione una tradizione familiare che dal 1960 ha saputo rinnovarsi senza perdere identità.
Non sono mancati momenti di riflessione gastronomica. Tre ristoratori romani – Al Ceppo, Osti Matti e Vergara – hanno condiviso le loro esperienze di cucina, raccontando la sfida di coniugare radici, innovazione, qualità in una città esigente e competitiva come Roma vittima di un’invasione turistica indiscriminata e di un disordine diffuso in cui proliferano attività commerciali di scarsissimo livello.
Al coronamento delle serate non potevano mancare i vari cooking show con relativi assaggi.