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Il Giro d’Italia firmato D’Attoma

DiAlice Lupi

Giu 23, 2022

Si scrive Giro d’Italia e si pensa subito alla gara ciclistica. Benché si è partiti dalla Valle d’Aosta e si è giunti fino in Sicilia, c’è da dire che non si tratta della Maglia Rosa ma di un altro percorso enologico affascinante diretto da Luca D’Attoma, volto a far conoscere una parte della produzione delle cantine di cui è il winemaker.

L’evento si è tenuto, giovedì 16 giugno, presso la sede centrale romana della Fondazione Italiana Sommelier. Accanto all’enologo toscano D’Attoma, che illustrava e descriveva i contesti dei suoi vini, c’era anche il bravissimo Paolo Lauciani, relatore FIS, che ha diretto la degustazione.

Un excursus affascinante tra vitigni nazionali e internazionali, 9 vini – 5 bianchi e 4 rossi – tutti rigorosamente fermi (cfr tabella riepilogativa).

Un evento enologico Il Giro d’Italia di Luca D’Attoma che si è basato su un approccio meno consueto: far conoscere la figura del winemaker attraverso la degustazione di vini.

Si dice che Luca D’Attoma abbia la rara capacità di rivoluzionare proficuamente l’organizzazione di una cantina; se dapprima i proprietari ne rimangono basiti, vero è che poi ne apprezzano il lavoro.

Comunemente assaggiare in sequenza una serie di vini prodotti da un unico enologo permette di trovare delle caratteristiche che si ripetono nel vino, una sorta di firma identificativa dei suoi prodotti, qualcuno lo definisce timbro dell’enologo. Ma quando abbiamo a che fare con una persona creativa sappiamo bene che il comune ha poco spazio nella sua vita e le cose e le azioni assumono altre forme perché originate da altri punti di vista.

In questa degustazione Il Giro d’Italia di Luca D’Attoma abbiamo scoperto un minimo comune denominatore: tutti i vini degustati erano privi di una sola matrice di caratterizzazione, ovvero liberi da uno stile unico, privi di una mono espressione. Ogni vino aveva il suo carattere e un suo stile slacciato e distinto dagli altri proposti. Questo in un certo senso ce lo aspettavamo perché quando una persona, in questo caso l’enologo toscano, sente dentro di sé la grande forza della creatività e la esprime, realizza prodotti unici, dunque vini unici. Forse non a caso Sabatino Di Properzio, Fattoria La Valentina, ha affermato: «Luca cerca la verità dell’uva. Non manipola, non aggiunge, lascia esprimere. Con lui i vini diventano subito bilanciati e netti». 

Da qui è poi facile comprendere che egli sposi il prezioso concetto di valorizzazione di ogni singolo vitigno e di ogni singolo vino: «Mi piacciano le sfide, andare contro mano, se è necessario, senza farmi condizionare dalle mode – spiega Luca D’Attoma perché se devi creare un vino nuovo, devi avere il coraggio di osare. Magari riscoprendo vecchi vitigni dimenticati o meno conosciuti, oppure adottando tecniche di vinificazione diverse, come la fermentazione e l’affinamento in anfora. Per ottenere dei vini unici bisogna essere rigorosi, sempre, ma al tempo stesso dimostrare una grande apertura mentale».

Quel suo «Andare contro mano», o controcorrente diremo noi, si era già tratteggiato durante gli anni ’90, quando l’enologo toscano fu tra i pionieri a sposare il concetto di vino biologico: «Ho sempre creduto nel bio – spiega D’Attoma – ed ero certo che prima o poi saremmo arrivati a parlarne di più. La biodinamica, poi, rappresenta un ulteriore passo in avanti, perché impari ad osservare la natura e a servirtene rispettando i suoi cicli». Un precursore dei tempi attuali.

Luca D’Attoma è un enologo molto apprezzato anche dai media, pensiamo che già nel 2001 Robert Parker l’aveva nominato: «Wine personality of the year» e anche Monica Larner, The Wine Advocate, si è espressa riferita a lui: «Fieramente indipendente e uomo di grande intensità magnetica, Luca D’Attoma è uno dei migliori enologi d’Italia». Per non parlare di Doctor Wine che ha attribuito lui il titolo di Miglior Enologo d’Italia 2022.

Con il suo approccio al mondo del vino, nel 1999, l’enologo toscano ha fondato Wine Evolution Consulting, un’impresa che fornisce consulenza tecnica e strategica alle aziende vitivinicole. La filosofia che alla base di WEC richiama sempre il concetto di creatività: «Realizzare un vino è come cucire un abito su misura – spiega D’Attoma –. Si parte immaginando il modello, ascoltando attentamente i gusti del cliente, poi, a tavolino, si cerca di costruirlo partendo dal vigneto fino alla scelta dell’etichetta. La vera sfida sta nell’individuare le tecniche di produzione e di vinificazione giuste per creare un capolavoro di alta sartoria enologica».

Una sfida non di poco conto. Del resto come ci ricorda Hubert de Givenchy «È l’abito che deve adattarsi al corpo […]». La grande sfida è l’unicità che si affronta solo muniti di creatività.

 

I nostri migliori assaggi

 

 

Riportiamo i vini proposti durante la degustazione Giro d’Italia di Luca D’Attoma in ordine di servizio:

ROSSET TERROIR VALLÉE D’AOSTE DOP CHARDONNAY 2019
CANTINA TOBLINO FOLL – TRENTINO DOC BIO CHARDONNAY 2019
LE ROSE LA FAIOLA – IGP LAZIO ROSSO -BIOLOGICO CESANESE 2018
VISTAMARE

 

IL TREBBIANO FIAMMAROSSA TREBBIANO 2020
CANTINA FONZONE GRECO DI TUFO – GRECO DI TUFO DOCG GRECO 2020
TERRA COSTANTINO CONTRADA BLANDANO – ETNA ROSSO DOC RISERVA – BIOLOGICO NERELLO MASCALESE 90%,

NERELLO CAPPUCCIO 10%.

2016
SAN VALENTINO TERRA DI COVIGNANO – ROMAGNA SANGIOVESE SUPERIORE RISERVA D.O.P. BIOLOGICO SELEZIONE SANGIOVESE 2017
LA VALENTINA BELLOVEDERE – MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC TERRE DEI VESTINI RISERVA BIO MONTEPULCIANO 2017
TENUTA DI CASTELBUONO -LUNELLI CARAPACE – MONTEFALCO SAGRANTINO D.O.C.G. SAGRANTINO 2016

 

 

 

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