Si è tenuto ieri presso la sede del Consorzio del formaggio Parmigiano Reggiano a Reggio Emilia l’incontro aperto del gruppo legale di AICIG volto ad approfondire le tematiche legate all’attività di monitoraggio e vigilanza rivolto ai Consorzi associati all’Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche.
Tale incontro è stato introdotto dal Direttore del Consorzio formaggio Parmigiano Reggiano Riccardo Deserti che ha affermato:“L’incontro realizzato da Aicig si è concentrato sulla vigilanza, che per i prodotti DOP è di fondamentale importanza, soprattutto con l’evoluzione dei canali commerciali e con l’introduzione dei tanti sistemi legati al web e alla commercializzazione online. Inoltre, per la prima volta il tema è stato affrontato unendo i consorzi dei prodotti alimentari con quelli dei vini, proprio per lavorare in sinergia e dare valore alle DOP e alle DOC come “sistema Paese”. Quindi vigilanza condivisa significa più tutela per tutti a favore dei consumatori”.Dopo il saluto delPresidente di AICIG Giuseppe Liberatore e dal Presidente di Federdoc Riccardo Ricci Curbastroa condurre la mattinata di lavoro il Direttore del Consorzio di Tutela Aceto Balsamico di Modena IGP nonché coordinatore del Gruppo Legale Federico Desimoni – che ha altresì introdotto e presentato nel complesso le attività di monitoraggio svolte da AICIG. Tra i relatori l’avvocato Giorgio Bocedi che ha parlato dell’esito di tale attività ala luce della recente giurisprudenza, il capo dipartimento ICQRFStefano Vaccari che ha delineato il quadro sanzionatorio italiano e internazionale nelle IG e il ruolo della vigilanza dei Consorzi e il Vice Questore Aggiunto del Corpo Forestale dello Stato Amedeo De Franceschi che ha portato l’esperienza del Programma OPSON, nato con l’obiettivo di creare una sinergia operativa mirata alla prevenzione e repressione delle frodi agroalimentari. Presente anche ilSegretario Generale di AICIG Leo Bertozzi, il quale ha dichiarato che“Questo incontro, che riunisce Consorzi di tutela dalla Sicilia all’Alto Adige, è la sintesi di un lavoro cui hanno collaborato in particolare gli esperti legali dei Consorzi Aceto Balsamico di Modena, Grana Padano, Mozzarella di Bufala Campana, Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Parma, Prosciutto di San Daniele. Sono previsti altri appuntamenti, i primi in ottobre a Parigi in occasione del Sial ed in Friuli”.
In particolare, il coordinatore del Gruppo Legale Federico Desimoni si è concentrato nell’esplicare i risultati dell’attività di monitoraggio svolta nei punti vendita on site in Europa e Usa, dei portali di e-commerce e del web listening nei canali social sul tema dei formaggi. “Raccogliere elementi relativi alla presenza e al posizionamento dei prodotti Dop-Igp negli scaffali dei punti vendita o nelle vetrine on-line dei portali web esplorati – ha spiegato – è di fondamentale importanza al fine di individuare eventuali imitazioni, evocazioni e contraffazioni, pratiche commerciali sleali o svalorizzanti riferite alle denominazioni registrate, o ulteriori irregolarità nell’etichettatura dei prodotti generici rinvenuti. Nostro compito è altresì monitorare l’adeguatezza delle politiche di prezzo adottate dalle catene distributive e nei negozi specializzati verificati, confrontare i prezzi dei prodotti italiani a denominazione protetta e i cosiddetti “similari”, verificare la presenza di beni alimentari composti-elaborati-trasformati che utilizzano DOP e IGP come ingredienti caratterizzanti e acquisire informazioni generali sui meccanismi di vendita on-line dei portali web indagati”.
I mercati considerati al fine di compiere il suddetto studio sono quello italiano, quello inglese e quello statunitense, in un arco di tempo compreso tra marzo e agosto 2016. I risultati dell’analisi hanno evidenziato un elevato numero di referenze sul tema “formaggi italiani”, senza distinzione tra IG e non IG, soprattutto negli Stati Uniti, dove si assiste a una impennata se si considerano anche i prodotti “evocativi”: “se si mettono a confronto le referenze di una imitazione e del prodotto IG italiano – ha specificato Desimoni – si scopre infatti un rapporto praticamente di 1 a 1, che sale a 1,5 se si aggiungono ai prodotti imitativi anche i prodotti genericamente Italian Sounding non direttamente associabili alle denominazioni casearie italiane”
L’analisi della web listening ha invece operato sullo studio delle conversazioni più rilevantirintracciate in rete e sull’analisi qualitativa comparata di alcuni risultati, in particolareelaborazione di criticità, consigli e spunti. Ciò che ha dato nell’occhio in tale indagine è stato soprattutto il rapporto tra conversazioni e articoli rintracciati con la denominazione completa della sigla DOP (in questo caso si parla di Parmigiano Reggiano) e quelle in cui tale sigla non compare: nel primo caso le referenze sono circa 400, nel secondo circa 2.000, ovvero cinque volte tanto. I lavori del pomeriggio sono stati dedicati interamente ad uno scambio e approfondimento con i Consorzi presenti.