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Olio: dati coi, nelle ultime tre campagne crescono consumi mondiali

DiRedazione

Mar 17, 2022

Buone notizie sul fronte del consumo di olio di oliva a livello mondiale. Secondo i dati diramati dal Consiglio Oleicolo Internazionale, nelle ultime tre annate agrarie, 2019/20, 2020/21 e 2021/22, il consumo di olio d’oliva è cresciuto più della produzione e nella campagna in corso (dati non definitivi), si attestera’ intorno alle 3 215 000 tonnellate

È la prima volta che ciò accade per tre anni consecutivi, ed è successo a cavallo dei due anni della pandemia. “L’aumento del consumo è positivo – ha riferito in una nota  il direttore esecutivo Abdellatif Ghedira- Mostra come il consumo rifletta i cambiamenti degli stili di vita dei consumatori’ Certo, il covid-19 ha cambiato i nostri comportamenti, ma i consumatori hanno orientato i loro acquisti verso prodotti di qualità superiore, il che ha anche prodotto  un aumento del valore degli scambi su scala globale“.

Secondo le previsioni di produzione del Segretariato Esecutivo del COI per i paesi membri, la produzione mondiale di olio d’oliva per l’attuale campagna (2021/22) dovrebbe raggiungere quasi 3 100 000 tonnellate (dati non definitivi).  In leggero calo rispetto alle due campagne precedenti. Il consumo, anche se altalenante negli ultimi tre anni di raccolto, non ha risentito del leggero calo di produzione nelle stesse tre campagne prese a riferimento.

Sul fronte delle importazioni si registra un leggero aumento delle importazioni nella campagna in corso. Si prevede che queste raggiungano 1 211 000 tonnellate, ma anche per le esportazioni registrano un segno positivo.  Da 1 108 000 tonnellate nell’ultima campagna (2020/21) a 1 189 000 tonnellate nella campagna in corso. 

Gli Stati Uniti e l’UE, che rappresentano rispettivamente 34% e 15%, contribuiscono a quasi il 50% delle importazioni mondiali di olio d’oliva, mentre il Brasile (9%), il Giappone e il Canada (entrambi il 5%), la Cina (4%), l’Australia e la Russia (entrambi il 3%) e il Messico (2%), contribuiscono al 20% delle importazioni globali del prodotto.

 

 

(Fonte: Consiglio Oleicolo Internazionale)

 

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