Si è tenuto al Polo Santa Marta dell’Università degli Studi di Verona il convegno scientifico nazionale di MetodoContemporaneo, il primo osservatorio permanente in Italia dedicato al dialogo tra arti contemporanee e paesaggio vitivinicolo, nato dalla prima ricerca sul tema promossa dall’Università di Verona insieme a BAM! Strategie Culturali. Una giornata di studi aperta al mondo accademico, a curatori, imprenditori e operatori culturali, per riflettere su come la cultura del vino e le pratiche artistiche stiano contribuendo a ridisegnare l’identità dei territori.
Ne hanno parlato: Vito Planeta, Planeta Cultura; Olimpia Eberspacher, Artisti per Frescobaldi; Arturo Pallanti, Castello di Ama; Tina Guiducci, La Raia; Teresa Severini, Fondazione Lungarotti – Museo del Vino; Elda Felluga, Vigne Museum; Daniele Capra, Officina Malanotte; con la partecipazione di Ilaria Bonacossa, Palazzo Ducale di Genova e di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo.
Al centro del confronto, i risultati del progetto che, per la prima volta, ha mappato in modo sistematico le cantine italiane che intrecciano arte contemporanea, patrimonio vitivinicolo e responsabilità culturale verso il territorio. Ne è nata una piattaforma online, Metodocontemporaneo.com, pensata come strumento dinamico di consultazione e di racconto, capace di restituire un fenomeno che coinvolge imprese, comunità e nuovi pubblici per stimolare modalità di turismo sostenibile. Dai dati raccolti emergono decine di realtà distribuite lungo tutta la penisola, e un panorama variegato di attività che spazia dalle collezioni d’impresa ai parchi d’arte, dalle installazioni site-specific alle residenze artistiche, fino ai musei dedicati all’arte nelle sue relazioni con la storia e la cultura del vino.
Accanto alla ricerca scientifica, MetodoContemporaneo ha attivato processi di partecipazione diretta sul territorio, come il primo evento diffuso che, il 17 e 18 ottobre 2025, ha coinvolto 14 cantine italiane in un programma di attività culturali aperte gratuitamente al pubblico. Dalle analisi svolte sulle esperienze dei partecipanti, sono emersi nuovi profili di visitatori, attratti da un’esperienza che unisce paesaggio, arte e convivialità, e una crescente percezione delle cantine come luoghi di produzione culturale oltre che agricola.
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Il convegno ha acceso i riflettori sulla dimensione prospettica a lungo raggio del progetto. Si apre ora una fase di consolidamento e sviluppo della rete delle cantine coinvolte, di collaborazione tra pubblico e privato e di messa a punto di strumenti in grado di certificare l’impatto culturale e sociale delle iniziative. In un contesto in cui il turismo deve misurarsi con la sostenibilità e i territori rivendicano un ruolo attivo, la relazione tra arti visive, comunità locale e paesaggi produttivi si afferma come una nuova via per innovare senza recidere le radici con le differenti storie locali.
MetodoContemporaneo dimostra che l’Italia possiede un patrimonio unico non solo nei vini e nei territori, ma nel modo in cui questi possono diventare cultura vissuta, condivisa e generativa. Non è una semplice sovrapposizione tra arte e vino: è il riconoscimento di un dialogo profondo, capace di restituire una nuova idea di paesaggio – fertile, aperta, contemporanea.
Le voci del convegno
Il convegno MetodoContemporaneo ha riunito le figure che hanno contribuito alla crescita del progetto in tutte le sue dimensioni. Sono intervenuti: in apertura, Monica Calcagno, docente dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e responsabile scientifico del bando Changes CREST – PNRR; per l’Università degli Studi di Verona: Luca Bochicchio e Monica Molteni, responsabili scientifici del progetto; Costanza Vilizzi, project manager della mappatura nazionale delle realtà; Matteo Giovanelli, assistente project manager e rappresentante del gruppo di ricerca, composto anche da Carlotta Mazzoli, Cecilia Primo e Martina Turra. Il lavoro sul campo è stato illustrato da BAM! Strategie Culturali, con Giuditta Vegro, Marta Multinu e Alice Benassi, che hanno coordinato i processi partecipativi, le attività di co-progettazione e la valutazione degli impatti sui pubblici, mentre l’identità visiva e la comunicazione del progetto sono stati curati da Simona Canè e Chiara Gramaccioni.
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