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Vedetta è la prima etichetta tradotta in Braille

DiA.L.

Nov 3, 2015

Troppo spesso il mondo dell’informazione (e non solo) si concentra su eventi specifici e dimentica un mondo importante che, per avere pari opportunità, deve essere valorizzato e fatto emergere: quello dell’invalidità.

Foto tratta dalla pagina social dell'Azienda La Cura
Foto tratta dalla pagina social dell’Azienda La Cura

Così leggo con soddisfazione l’articolo di Alessandra Calzecchi Onesti sul sito di Città del Vino (qui il link) che riporta una notizia in merito molto importante: l’Azienda La Cura di Massa Marittima, ha pensato di rendere il vino, o per meglio scrivere, la bottiglia del vino leggibile anche a chi non ha questa facoltà dando vita alla prima etichetta scritta in caratteri Braille dotandola anche del Qr-code, ovvero un codice capace di dare  notizie audio sulle caratteristiche del vino.

Il proprietario della Cantina è Enrico Corsi e ha scelto come prodotto antesignano, per realizzare questo suo progetto,  “Vedetta” (dall’omonimo Poggio), un Cabernet Sauvignon da uve selezionate poste in località Monte di Muro.

All’apripista Vedetta” saranno poi affiancate tutte le etichette delle prossime annate della Cantina.

Dall’articolo della Calzecchi Onesti si evince che il titolare dell’Azienda confessa: “L’occasione è stata una cena al buio organizzata a Massa Marittima dall’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti. C’erano i miei vini quella sera. Tastavo le bottiglie e versavo nel bicchiere il nettare senza neanche sapere se si trattava di un bianco o di un rosso. Mi sono trovato in difficoltà e ho pensato che sarebbe bastato davvero poco per comunicare qualcosa del prodotto senza dover per forza vedere il contenitore.

Tale progetto ha avuto subito il sostegno da parte dell’Uici di Grosseto che ha curato la traduzione dei testi.

Questo segna un passaggio importante: solo vivendo certe esperienze si possono capire alcune problematicità in cui si imbattono quotidianamente le persone che hanno difficoltà, totali o parziali, di vista.

La consapevolezza appresa dopo l’esperienza vissuta, ha portato Enrico Corsi a dar vita ad un piano di lavoro preciso: quello di rendere la bottiglia di vino accessibile anche a chi non può scegliersela “con i propri occhi”.

Un progetto che è volto verso l’autonomia personale dei non vedenti o ipovedenti durante i propri acquisti.

Tutto ciò spero inneschi un meccanismo moltiplicatore che porti le cantine italiane (e non solo) a realizzare presto anch’esse etichette tradotte in caratteri Braille. Perché il tanto amato vino possa essere così accessibile realmente a tutti.