Rosario Di Lorenzo (Presidente AIVV): «È una annata certamente è difficile e complicata. Diventa fondamentale che il vigneto Italia si prepari grazie ai tecnici che ormai sono presenti e hanno tutti gli elementi per cercare di affrontare queste problematiche»
Paolo Storchi (CREA) «Si stimano danni che vanno da un minimo del 10-20% fino al 70-80%. E questo ci dà informazioni sulla importanza della attenzione da porre alla gestione della difesa e quindi l’importanza dei tecnici aziendali»
È una vendemmia impegnativa, questa in corso, dove ad essere importanti non sono tanto le percentuali dei cali in sé, quanto la necessità di trovare soluzioni ai cambiamenti climatici e alle difficoltà. Perché sono fenomeni non più occasionali, ma, purtroppo, regolari. Come spiega Rosario Di Lorenzo, presidente dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino, «è una annata certamente è difficile e complicata con cali a macchia di leopardo. Si può parlare di una riduzione del quantitativo globale con differenze anche tra territori della stessa regione in alcuni dei quali i cali di produzione sono significativi e riconducibili soprattutto alla peronospora che In alcune zone è stata molto incisiva. Peronospora che ha colpito soprattutto nell’Italia del Centro e del Sud.
Ma c’è anche il cambiamento climatico che anche questo non ha una distribuzione uniforme e dove importante è stata la tecnica colturale e l’irrigazione si è dimostrata un elemento importante per gestire queste problematiche. Per Paolo Storchi, dirigente di ricerca del CREA, Centro viticoltura ed enologia, «il 2023 ha presentato varie problematiche dovute soprattutto all’andamento climatico. Abbiamo avuto tra il mese di aprile e maggio oltre 30 giorni di pioggia che vuol dire notevole difficoltà per le aziende. A seconda anche della gestione di vigneti le aziende avranno rese sicuramente differenziate. Tuttavia si stimano danni che vanno da un minimo del 10-20% fino al 70-80%. E questo ci dà informazioni sulla importanza della attenzione da porre alla gestione della difesa e quindi l’importanza dei tecnici aziendali. Dove è stata fatta una gestione basata su modelli previsionali, sull’uso dei prodotti adeguati, i danni sono contenuti. Proprio un’annata come questa è importante perché ci sarà delle indicazioni anche per il futuro sull’attenzione da porre ai vari aspetti della gestione del vigneto».
Dunque tecnologia e ricerca diventano determinanti in quanto, continua il presidente Di Lorenzo, «questi aspetti andranno certamente a verificarsi con maggiore frequenza. Quindi diventa fondamentale che il vigneto Italia si prepari grazie ai tecnici che ormai sono presenti e hanno tutti gli elementi per cercare di affrontare queste problematiche». Per quanto riguarda la qualità, «gli aspetti qualitativi sembrano averne risentito di meno e si parla di ottimi risultati».
L’Accademia Italiana della Vite e del Vino tra i propri membri annovera docenti universitari, il meglio dei ricercatori italiani in campo vitivinicolo, i titolari delle maggiori imprese del settore e gran parte di coloro che, sotto diversi aspetti, contribuiscono alla esaltazione nell’ambito sociale, artistico e letterario delle denominazioni e dei vini di alta qualità.
L’Accademia è collegata al Ministero dei Beni Culturali ed al Ministero dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e delle Foreste. L’attività si svolge in “tornate” a carattere itinerante con eventi organizzati insieme a visite conoscitive di specifiche realtà produttive. Questo ne consente la divulgazione e valorizzazione in Italia e all’estero. AIVV assegna il premio “Arturo Marescalchi” per celebrare la memoria del suo primo presidente onorario. Oltre al premio internazionale di vinicoltura “Giovanni Dalmasso” in memoria del suo presidente fondatore e il premio “Pier Giovanni Garoglio”, in ricordo dell’illustre studioso che è stato per diversi anni suo presidente.
Uff. Stampa AIVV