Storia, identità e valore del vino Toscana IGT: trent’anni della Indicazione Geografica celebrati stamattina a Palazzo Strozzi Sacrati di Firenze, nella sede della Regione Toscana, con un incontro che ha inteso ripercorrere attraverso questi tre principali elementi le tappe che hanno portato il vino Toscana a diventare un simbolo di eccellenza e di innovazione, grazie all’impegno dei produttori e alla forza di un territorio unico.
A introdurre gli interventi è stato il Presidente del Consorzio Vino Toscana Cesare Cecchi, il quale ha intrapreso un racconto sull’excursus compiuto dalla denominazione nel corso degli anni.
L’odierna celebrazione infatti si basa sulla ricorrenza trentennale dall’emanazione del Disciplinare di Produzione del vino Toscana IGT con DM 9/10/1995 G.U. 250 del 25/10/1995, facendo seguito alla Legge 164/1992 che introduceva per la prima volta la classificazione Indicazione Geografica Tipica per i vini.
“Negli anni ’80 del secolo scorso – ha spiegato Cecchi – si sviluppò l’idea di riunire i produttori in una casa comune e con tale scopo il 22 novembre 1984 nacque l’Ente Tutela Vini dei Colli della Toscana Centrale i cui tre soci fondatori furono Piero Antinori, Vittorio Frescobaldi e Ambrogio Folonari. Ente che è rimasto tale fino al 27 luglio 1995, quando ha cambiato nome in “Ente Tutela Vini di Toscana”, in previsione dell’arrivo del Disciplinare del vino Toscana IGT, nell’ottobre dello stesso anno. È stato solo più recentemente, il 10 giugno 2019, che – ha aggiunto – l’Ente è stato poi trasformato in “Consorzio Vino Toscana”.
Il Consorzio ad oggi riunisce 404 soci e, se si considerano anche i soci delle 14 cooperative di primo grado esistenti in Toscana e associate, si arriva a superare i 1.600 associati. Una rappresentatività che stando ai predetti numeri si attesta attualmente al 40% dei produttori e al 62% della produzione, motivo per cui ha ottenuto il riconoscimento dal Ministero dell’Agricoltura della Sovranità Alimentare e delle Foreste, con l’auspicio di arrivare presto all’erga omnes per operare per tutti i produttori e imbottigliatori della Indicazione Geografica.
Nell’intervento di Cecchi, anche un cenno all’importante lavoro di modifica del Disciplinare recentemente occorso e attualmente in attesa dell’approvazione del Comitato Nazionale per poter iniziare l’iter comunitario, i cui punti principali sono la modifica del nome e l’introduzione della possibilità di produrre vini Spumante.
Ciò premesso, quello che emerge dall’odierna iniziativa è che oggi i produttori stanno utilizzando tutte le possibilità fornite dal Disciplinare del Toscana IGT – più attuale che mai – che per loro rappresenta un importante strumento per affrontare un mercato non sempre facile. “Sta a tutti noi – ha concluso il Presidente Cecchi – utilizzare al meglio il nome geografico “Toscana”, svilupparne le potenzialità e assecondarne la naturale evoluzione in funzione delle opportunità che le aziende vitivinicole toscane possono cogliere. Come Consorzio il nostro primo impegno è la tutela del nome geografico “Toscana” da contraffazioni, usi illeciti e usi impropri, ma siamo attivi anche nel campo della valorizzazione dei vini Toscana IGT attraverso l’organizzazione di iniziative a supporto delle aziende associate”.
E sono stati proprio i produttori “storici”, quelli che hanno contribuito a suo tempo alla fondazione dell’Ente Tutela Vini – oggi Consorzio Vino Toscana – a raccontare questo percorso. Le testimonianze delle aziende fondatrici del Consorzio hanno infatti coinvolto Piero Antinori per la Marchesi Antinori, Lamberto Frescobaldi per la Marchesi Frescobaldi e Giovanni Folonari per le tenute Ambrogio e Giovanni Folonari, Ruffino all’epoca della fondazione del Consorzio.
Nel medesimo contesto sono intervenuti altresì il Presidente di Federdoc Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, il Presidente di Avito Andrea Rossi ed il Professor Alberto Mattiacci dell’Università La Sapienza, il quale ha sottolineato come la denominazione si trovi di fronte ad una visione del futuro ottimistica e a tratti radiosa: “il futuro richiede positività e lo possiamo costruire solo noi con le nostre azioni e visioni. Il seme c’è e sembra che stia germogliando bene, tuttavia è necessario per costruirsi notorietà, tradizione e reputazione, capire su quale segmento declinarli, se nel Premium o nel Mas Market. La sensazione è che sia necessario avere il coraggio di puntare su una clientela sempre più orientata al Premium: una comunità già numerosa e ancora in crescita che, se adeguatamente sollecitata è in grado di rispondere con una domanda stabile e robusta”.
A concludere l’incontro, che si è tenuto nella suggestiva Sala delle Esposizioni, è stato il dott. Gennaro Giliberti, Dirigente Agricoltura Regione Toscana.
I NUMERI DEL TOSCANA IGT– Sul piatto, alcuni dati relativi alla denominazione, che nel 2024 ha restituito una produzione a valore di 470 milioni di euro. La produzione media rivendicata è infatti di 640mila ettolitri, che valgono il 27% della produzione di vino in Toscana; la superficie media annua di vigneto è di 13.500 ettari e i produttori interessati oltre 4000.
La distribuzione dell’IGT Toscana negli ultimi dieci anni ha fatto registrare una crescita nelle esportazioni e dunque non è strano se a fare la parte del leone sono soprattutto i mercati esteri, dove arriva il 69% della produzione totale. In Europa la fetta più sostanziosa delle esportazioni con il 46% del totale, seguita dagli Stati Uniti con il 33%. Solo terzo il mercato interno italiano, con il 31% della produzione. Il restante 21% si distribuisce tra Asia (6%) e altre aree (15%).
Ufficio Stampa Consorzio Vino Toscana
















